RISPARMIA NEI BABY CENTER, SCARICA QUI I BUONI SCONTO

Questa ve la devo proprio raccontare!

L’altro giorno ho fatto il test “Family Test. Che tipo di genitore sei?” e tra i vari profili che potevano capitarmi, il risultato è stato Miss Fashion. Io, Miss Fashion? Che è già tanto se mi tolgo il pigiama? Io, che quando mi vesto prendo i primi vestiti a caso (sempre gli stessi peraltro, cioè i primi della fila)? Non so come sia successo, ma vi dirò, in fondo la cosa non mi dispiace nemmeno. Forse c’è qualche speranza anche per me o forse mi sottovaluto…speriamo sia così!

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A ripensarci però, al look della mia piccolina tengo molto. Quando ho saputo che avrei avuto una femmina ero al settimo cielo, anche perché sapevo che avrei potuto sbizzarrirmi con il guardaroba. E come sapete adoro comperarle cose un po’ particolari e ho l’armadio pieno di vestitini che metterebbero in ombra quello di Cenerentola, la notte del ballo.

In fondo, vestire i nostri bimbi, crescerli, a volte rappresenta un po’ un gioco per noi adulti. E “Crescere un bambino diventa un gioco” è proprio il claim dei Baby Center, il reparto Prima Infanzia della catena Toys Center, dove ogni volta che ci metto piede, ci resto sempre un paio d’ore. Un vero paradiso, dove si può toccare, guardare e…risparmiare.

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Il family test “Che tipo di genitore sei?” di cui vi ho parlato all’inizio è un’iniziativa proprio dei Baby Center, che potete fare online, per scoprire quale sia il profilo che più vi si addice. Potreste essere:

  • Regina della Pappa (Accessori Pappa e Baby food),
  • Re della Notte (Notte e Nanna),
  • Lady Avventura (Outdoor e Garden),
  • Cavalier Sicuro (Car Seat e Accessori Sicurezza),
  • Miss Fashion (Abbigliamento Prima Infanzia)
  • Sir Giocondo (infant Toys)

Rileggendo bene il tutto, forse, Miss Fashion è davvero il profilo più adeguato al mio modo di essere mamma! Assieme a Cavalier Sicuro, visto che su tutto risparmio, tranne che sulla sua sicurezza (della serie, ho speso più di 200 euro per il seggiolino, quando sappiamo che se ne trovano in giro anche a 60! Ma poi a breve farò un post spiegandovi cosa mi ha spinto a spendere tanto).

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In tutto questo non vi ho ancora detto la cosa più bella. A tutti i partecipanti del test, che vi impiega sì e no un minuto e mezzo, Baby Center regala una serie di buoni sconto, legati per l’appunto al risultato. Per cui come vedete, a me sono capitate marche glam come Brums ed Easy Shoes, che mi cade a fagiolo visto che devo prenderle i sandaletti nuovi per l’estate.

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Ma in palio ci sono anche tanti altri sconti. Che aspettate? Una mammarisparmio non rifiuta mai un buono sconto! 
Ecco il test!

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Sponsored by Baby Center by Toys

IL BRASILE SCOPPIA DI FELICITA’ PER LA SELECAO

Il Mondiale dei Mondiali comincia a emettere i suoi primi verdetti. Ieri tutta l’attenzione del Brasile era per il match della Seleçao contro il Camerun. Una partita senza storia per lo spettatore neutrale, una gara piena di insidie per tutti i brasiliani. Santo Antonio, come tutte le citta’ di questo paese, si blocca quando gioca la nazionale.

Municipio di Santo Antonio de Jesus

Municipio di Santo Antonio de Jesus

Il 24 di giugno e’ San Giovanni e il paese festeggia fermandosi per quasi un mese. In pratica le celebrazioni iniziano nei primi giorni di giugno, per concludersi alla fine del mese. Le scuole sono praticamente chiuse o vanno a singhiozzo, esattamente come l’universita’. Un concetto difficile da capire per noi italiani, ma da queste parti ogni ricorrenza viene celebrata con grande anticipo. In periodo di Mondiale, poi, la cosa si accentua. Per intederci, il Brasile gioca alle 18? Ebbene, verso le 15 tutti i negozi chiudono e ci si prepara alla partita. Ci si ritrova nei bar o nelle verande delle case. Tutti dispongono di televisioni di ultima generazione, anche se non mancano i vecchi tubi catodici. La maglia gialla e’ un simbolo che identifica giovani e vecchi, donne e bambini. Qui tutti amano il calcio. Gli schermi sono sintonizzati sulle partite, anche quando non gioca il Brasile.

Vivere la prima partita a Rio Preto e’ stata un’esperienza indimenticabile, qui siamo di fronte a una citta’ nel vero senso della parola, quindi e’ sicuramente meno particolare, ma non meno emozionante. Ho iniziato a scrivere quando l’orologio locale segnava le 22 e, nonostante la partita fosse alle 18, continuano a esplodere petardi, come fosse un lungo Capodanno. Siamo solamente alla fine della fase eliminatoria, ma qui davvero ogni partita e’ vissuta come una finale. Cesar e la sua famiglia si sono riuniti davanti al televisore e hanno tifato con grande passione, non facendo mancare appunti tecnico tattici degni di un buon commissario tecnico. Il Brasile passa alla seconda fase come primo e incontrera’ il Cile.

Notte di festa a Santo Antonio per la vittoria del Brasile

Notte di festa a Santo Antonio per la vittoria del Brasile

Stasera tocca all’Italia. Noi saremo a Salvador, perche’ il nostro set si trasferisce li’ per quattro giorni. Domani assisteremo a Bosnia – Iran, costo del biglietto Euro 30. Non pago un ingresso allo stadio da una decina d’anni, ma non potevo venire qui e non assistere neanche a un match. La sorte ci ha assegnato questo, speriamo che l’Arena Fonte Nova sia prolifica di reti, come nelle tre precedenti partite disputate in quello che sara’ il mio primo stadio mondiale.

DELLA PAURA, DEI SE E DI QUANDO PERSI UN AEREO POI CADUTO

Pensavo ai se e ai ma della vita. E comunque è sempre facile parlare col senno di poi. Io sono un’ansiosa per natura o forse lo sono diventata, dopo aver visto tante cose brutte da vicino, le coincidenze, le fatalità che ti cambiano la vita, il non detto che forse avrebbe cambiato le cose.

Nel periodo in cui ho lavorato presso un’emittente televisiva locale (tanti anni fa, poco più che ventenne!), seguendo anche i casi di cronaca nera ho dovuto raccontare di disgrazie e parlare con persone che queste tragedie le avevano vissute in prima persona.

Ho incrociato lo sguardo straziato di una coppia di genitori che da poche ore aveva appena perso uno dei due figli dopo un volo di oltre 25 metri. Persone distinte: lui libero professionista, la madre – se ricordo bene – insegnante…perchè non sono cose che succedono solo in contesti di degrado!

Erano scesi un attimo a fare la spesa e avevano lasciato a casa i due figli, l’uno di 8 l’altro di 12 anni. Quello di 12, che doveva “sorvegliare” il più piccolo, in un assurdo gioco sulla balaustra del bel terrazzo di casa, aveva perso l’equilibrio, schiantandosi al suolo. Ogni tanto penso ancora a quel bambino di 8 anni – oggi un ragazzo – che ha visto volare giù il fratello. Me lo immagino ritrovarsi da solo in casa, correre al piano terra, chiedere aiuto…

Anche Gabriele Russo, quel ragazzino in gita con la scuola a Barcellona, lo scorso marzo, ha preso male le distanze sul ponte della nave e, facendo finta di saltare giù, forse per fare il pagliaccio con gli amici, si è dato una spinta troppo forte verso l’esterno. Così Isabella, 17 anni ancora da compiere, si è sporta troppo ed è caduta dal parapetto della Rotonda del Lungomare di Taranto, mentre tentava di scattarsi il migliore dei selfie.

Se solo avessero pensato che…

Io non credo che questi sfortunati ragazzi siano più stupidi degli altri. Sono stati superficiali, incoscienti, questo sì! Ma quando sei giovane alla morte non ci pensi, ti senti invulnerabile. E quante volte lo siamo stati anche noi, incoscienti? Forse ci è andata solo bene.  Io, per esempio, più di una volta mi sono messa alla guida dopo una serata troppo allegra, lo ammetto. Eppure sono qui a raccontarlo e grazie a Dio non ho mai fatto del male a nessuno.

Però poi come fai a perdonare uno che travolge (e scappa) tuo figlio di 3 anni e lo trascina per 80 metri, come è successo ieri sera in provincia di Ravenna? Due occhioni annientati per sempre. Se quella mamma avesse immaginato che lasciare la manina del suo bambino, proprio in quel momento…

E se fosse stata quell’unica volta?

Carlo-Lissi_980x571Poi penso ai casi di cronaca del momento. Alla moglie di Carlo Lissi, quel folle lucido che ha sterminato la famiglia a Motta Visconti e penso a quando – a un passo dal matrimonio, quando ormai tutto era pronto – le aveva detto: “Guarda, non me la sento più, non sono sicuro di amarti!”. E lei aveva ribattuto: “Tu non mi rovini così la vita adesso…”.

Se solo lo avesse ascoltato…

Un chiaro segnale, che forse, tra i due, non era cosa. Ma come dicevo all’inizio, “tutto facile col senno del poi“.

E infine la piccola Yara, che aveva rivelato al fratellino che aveva paura dell’uomo con la barbetta, che la seguiva da un po’ di giorni.

Se solo lo avesse detto anche ai genitori…

forse la povera Yara sarebbe ancora qui.

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E voi? Avete dei se che vi riguardano da vicino, per cui la vostra vita ha preso una piega piuttosto che un’altra?

 

Ora vi racconto una cosa che mi è successa e che io considero sempre come un secondo compleanno per me, perchè quel giorno, il 2 marzo del 2011, davvero, la vita mi ha dato una seconda chance. Non era ancora la mia ora. Qui vi riporto un estratto della mail che scrissi a mio padre, appena rientrata in ostello.

Salento, Colombia, 2/03/11

“Caro pa,  siamo in una zona montagnosa della Colombia, la zona cafeteira, in un paese chiamato Salento. Ieri ha piovuto molto qui…stamane con il solito gruppone di turisti siamo partiti per una valle stupenda (poi vedrai foto) dove è possibile anche fare delle escursioni a cavallo. Il gruppo a cavallo era formato da me, Rita e una coppia americana di New York, da due settimane in Colombia e grandi appassionati di cavalli (tant’è che hanno fatto solo quello per due settimane!). Ebbene il sentiero era tortuoso, fangoso per via della pioggia…poi a un certo punto abbiamo attraversato un primo fiume. Subito mi sono resa conto che la corrente era molto forte, il fiume pieno di rocce come quelli che vedi in tv, aveva messo un po’ in difficoltà gli animali.

Poi un secondo fiume. Litzie – la moglie dell’americano – troppo sicura, decisamente troppo convinta, è andata avanti per prima, senza rendersi conto che c’era un cammino più semplice. Il suo cavallo, un po’ agitato di suo, l’ha assecondata. Il cavallo, per via dellla forte corrente, è scivolato…lei pure.

La povera Litzie,si scorge il suo cappellino rosso nel fiume...era così vicina eppure non abbiamo potuto fare nulla. Io ho la mantella blu - quella a destra - portavo i capelli scuri all'epoca.

La povera Litzie,si scorge il suo cappellino rosso nel fiume…era così vicina eppure non abbiamo potuto fare nulla. Io ho la mantella blu – quella a destra – portavo i capelli scuri all’epoca.

Tuttavia è riuscita ad aggrapparsi di fronte a dei tronchi, nonostante l’acqua gelata e la forte corrente. La guida, senza dubbio, inesperta le ha lanciato una corda, senza tenere conto che avrebbe dovuto assicurare la prima estremità a qualcosa, che il suo peso non sarebbe bastato. Comunque la donna, appena ha tentato di afferrare la corda anche con la seconda mano è stata inghiottita dal fiume. Noi abbiamo tirato la corda, sperando che lei fosse ancora aggrappata ma purtoppo non c’era più.

500 mt piu sotto un ragazzo italiano ha visto il suo corpo incastrato tra due pietre, nudo, dato che la corrente le aveva portato via tutti i vestiti tranne gli stivali. Proprio lì c’erano altri turisti: una ragazza canadese infermiera, uno spagnolo con un kit d primo soccorso. Per 25 min le hanno fatto un massaggio cardiaco finchè ha ripreso a respirare. Ogni tanto  rigurgitava frammenti di fango e di alghe. Il corpo gonfio d acqua, pieno di lividi ed ematomi, tagli alla testa e ovunque. Il marito si è spogliato per contrastare l’ipotermia.. e le nostre giacche sopra i loro corpi. Lui le chiedeva di continuo, straziato, mentre la vedeva morire: “Litzie, can you hear me?” e lei, mentre andava in come e aveva ormai il linguaggio bloccato chissà da quale ematoma al cervello, mugugnava…una specie di urlo strozzato, per fargli capire che lo sentiva.

Finchè poi non l’ha più fatto.

Hanno detto che l’elicottero non riusciva ad arrivare per via del cattivo tempo e il terreno impervio. Emoraggie interne, fratture multiple, acqua nei polmoni. Non ce l’ha fatta. E sai cosa, pa? Il suo cavallo, quello che è  scivolato, era il mio. Lo avevamo scambiato nemmeno una ventina di minuti prima. Sì! 

Il mio era così vivace, il suo più calmo. Così vedendomi impacciata, lei mi ha detto di fare a cambio e io non me lo sono fatto ripetere due volte. Mi sento come una che ha perso un aereo che poi cade…è una sensazione strana. In ogni caso io quel fiume non lo avrei mai attraversato. Sono prudente il piu possibile e fifona. Ma se Dio ci ha dato la paura è perchè a qualcosa serve…in primis a non essere incoscienti.

Un bacio.”

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Questo è il momento in cui facciamo scambio di cavallo, Litzie è quella col cappello rosso, il marito è alla mia destra.

 

Ciao Litzie, sei spesso nei miei pensieri…e anche se abbiamo passato solo un paio d’ore assieme, la tua triste storia mi ha insegnato ancora di più che la prudenza non è mai troppa.

E poi certo che ci sono i se e i ma…e la vita, che non sai mai cosa abbia in serbo per te!

Non meritavi una morte così violenta, immagini sempre impresse nella mia mente, che non dimenticherò.

Se solo non avessi scambiato quel cavallo..

UN TRANQUILLO WEEK END DI FOLLIA A GUANDU

Dopo una giornata piuttosto tranquilla vissuta a Santo Antonio de Jesus, città senza molto da raccontare, nella quale Cesar si muove come un vip, ogni cinquanta metri un saluto o un pollice alzato, eccoci arrivati al week end. Il nostro amico ci prospetta questo programma: pranzo a base di carne in una churrascaria, caffè da un non ben precisato amico, partenza alla volta di Guandu, 90 chilometri a sud, cena in compagnia dei proprietari di una fazenda (casa di campagna). Niente male pensiamo io e il mio socio. Tuttavia, abbiamo imparato che qui in Brasile niente è come sembra.

Infatti, a mezzogiorno siamo ancora a casa, aspettando di uscire, ma quell’ora non arriverà mai. Cesar ci dice che il programma è cambiato, cucinerà per noi. Il tanto agognato churrasco salta ancora una volta. Sono ormai due settimane che sono in Brasile e non ho ancora avuto modo di mangiarne uno. Tristezza! Cesar ai fornelli non è malvagio. Vermicelli leggermente scotti con aglio, conditi con una specie di ragù, accompagnati da una bistecca di soia fritta. Qui si mangia senza regole, qualsiasi cosa viene posta sulla tavola può tranquillamente essere collocata nel piatto. Per un palato fine come me, un dramma, ma ne ero più o meno consapevole prima di partire. Dopo il consueto caffè, in pratica un’altra colazione, ci alziamo da tavola per aspettare il fatidico momento della partenza.

Vediamo l’Argentina soffrire da matti contro l’Iran, poi, improvvisamente vediamo Cesar e la moglie entrare in camera nostra a disfare i letti e a prendere i due materassi. Wellington fa lo stesso dalla camera di Mag. Io e il mio amico non sappiamo se ridere o piangere. Abbiamo capito che stanotte dormiremo per terra. Non vi è altra spiegazione.

L’amico di Cesar è arrivato con un Ducato, che viene caricato di materassi, cuscini e lenzuola, oltre a un non precisato numero di sacchetti pieni di cibo e al nostro piccolo trolley. Sono ormai le 17. Sta per fare buio, forse si parte. Prima, però, dobbiamo andare a salutare un altro amico di Cesar. Si chiama Isaac e ci ospiterà nella sua casa di Salvador prima della partita tra Bosnia e Iran. Il biglietto non è ancora nelle nostre mani, ma dovrebbe essere solo una formalità. Saliamo al secondo piano di una casa distante cento metri da quella di Cesar, ci accolgono quattro persone. Ci sediamo con loro a guardare Germania – Ghana, poi arriva il momento dell’immancabile caffè (terza colazione della giornata). Mentre ci chiediamo quanto manchi alla partenza, Cesar ci chiede se vogliamo fare una doccia dai nostri ospiti. Straniti, rispondiamo cortesemente che non è il caso. Allora scende e va a farsi la barba al piano di sotto da un altro amico, tale zio Fred. Stiamo scadendo nel surreale, ma siamo consapevoli di non essere ancora alla fine di questa giornata.

Finalmente, alle 19 si parte. Sono passate ben cinque ore!! La strada che ci porta a Guandu non è altro che una provinciale, con una sola corsia, illuminazione pari a zero, e bosco ai lati della lingua di asfalto. Esterefatto mi chiedo cosa possa capitarci ancora. Forse lo so, forse lo temo, vorrei fare come il mio amico e dormire, ma mi concentro sulla radiocronaca di Nigeria – Bosnia. Arrivati alle porte di Guandu, giriamo a destra e ci immettiamo in uno sterrato modello Amazzonia, che percorriamo per circa un paio di chilometri, con la compagnia di tantissime piante di cacao, il petrolio del Brasile. Una lucina in lontananza ci avverte che il nostro viaggio sta per terminare. Scendiamo e osserviamo dove siamo giunti. Una sorta di cascina, questa è la fazenda!!

La fazenda

La fazenda

Entriamo, piccola anticamera con doppio materasso su un pavimento grezzo, poi una cucina che pare sia abbandonata da diverso tempo, due camere, una speculare all’altra con all’interno un doppio letto matrimoniale con diversi materassi ammassati e, in mezzo a questi due locali, un bagno di un metro per due, con una porta a soffietto che non svolge più la sua funzione da diverso tempo. Non ci fosse, non ci si accorgerebbe della differenza!

O banheiro

O banheiro

Presenti nella fatiscente dimora: zio Fred e signora con splendido bimbo di otto mesi chiamato Rafael, la coppia proprietaria di quei 40 metri quadrati di casa e di una tenuta di diversi ettari circondante la stessa, con due figli, Ana Vittoria di dodici e Lorenzo di tre, noi quattro e la strepitosa Maria, presumibilmente ottuagenaria, madre, forse, della moglie di zio Fred. Un’allegra combriccola senza arte né parte. Scaricati materassi, cuscini e amenità varie, io e il mio socio, decisamente frastornati, ci prepariamo a quella che pensiamo una ricca cena sul tavolo della veranda che circonda la casa. Illusi!! Maria, per noi ovviamente sciura, porta in tavola della frutta, una pentola con la famigerata fagiolada, metà ciambella, due thermos di caffé, un paio di succhi e un piatto con della farina di manioca. Alcuni ospiti rimangono in anticamera, sdraiati su dei materassi a guardare la tv in uno sgangherato quattordici pollici, io mi accontento di una fetta di torta e del solito caffé (quarta colazione della giornata, se non è un record…), il mio socio si sazia d’anguria, proprio mentre, di fronte a noi, si para la più raccapricciante immagine di questa campagna brasiliana: zio Fred prende un abbondante piatto di fagiolada e vi taglia dentro dell’anguria tagliata a pezzotti. Non so se ridere o piangere. Questa non è un’avventura!! Dopo cena ci prepariamo i materassi per la notte. Ci fanno dormire di fronte alla tv. Cesar e la moglie si coricano nel vano posteriore del Ducato.

Interni della fazenda

Interni della fazenda

La notte passa tranquilla, mi sveglio alle 7,45, mi precedono Lorenzo e la mamma. Colazione con il solito caffe’ accompagnato dalla ciambella della sera precedente. Piove e la giornata si preannuncia complicata. Verso le 9, tutta la truppa si sveglia. Mi guardo il Gran Premio, sempre per non pensare a dove sono e a cosa (non) sto facendo. Cesar preannuncia un miglioramento del tempo, puntualmente l’intensita’ della pioggia aumenta. Per pranzo dovrebbe finalmente arrivare il churrasco. La sciura Maria lavora alacremente in cucina, mentre io e il mio socio continuiamo a vagare per la casa. Manca poco all’una, ma della carne nessuna traccia. Cesar ci chiede se vogliamo andare a fare un giro a Gandu. Non so per quale motivo, decide di prendere la vecchissima Fiat Uno del padrone di casa.

Oltre a Cesar, l’immancabile moglie Clotilde, noi due, la mamma di Lorenzo, il piccolo e Rafael. In sette su un veicolo che puo’ contenerne massimo cinque.

Fiat Uno

Fiat Uno

Il viaggio sullo sterrato paludoso e’ quantomeno complicato. In pratica scopriamo che stiamo andando a prendere la torta per Lorenzo, che oggi compie tre anni. Guandu e’ semi deserta, un po’ per l’orario, un po’ perche’ e’ domenica. Impieghiamo un’ora e mezza e rieccoci alla fazenda. Si mangia, finalmente, anche se non ci hanno aspettato. Pensavamo di fare un paio di pasti in compagnia…ma niente da fare. Assaggio del churrasco che, pero’, come spesso accade qui e’ tiepido, per non dire freddo. Vi lascio immmaginare la tenerezza della carne…fortunatamente la sciura Maria ne ha preparata per un battaglione e allora decido di grigliarmene dei pezzi da solo. In pratica il churrasco non e’ altro che carne salata alla griglia. Pranziamo in maniera quantomeno insolita, poi ci mettiamo in attesa della preparazione della festa per il piccolo Lorenzo. Una torta di proporzioni inaudite e’ l’ultimo atto della nostra presenza a Guandu. Salutiamo l’allegra combriccola e saliamo in macchina. Alle 19,30 siamo finalmente a Santo Antonio de Jesus. Dimenticavo, torniamo con la macchina di Cesar che viene riempita all’inverosimile, visto che il Ducato rimane alla fazenda. Viaggiamo con due materassi arrotolati nel bagagliaio, insieme a lenzuola e coperte, mentre le valigie fanno compagnia a me e al mio amico nei posti riservati ai passeggeri. In questo week end, per la prima volta, mi sono chiesto: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Per fortuna e’ finita, da domani ci proietteremo su Bosnia – Iran, il mio esordio mondiale.

Veduta dalla fazenda

Veduta dalla fazenda

SE NON TUTTA LA CRISI VIEN PER NUOCERE…

L’altra sera è stata una serata speciale. Come non facevamo da tempo non identificato – giuro, non me lo ricordo! Forse il nostro anniversario di nozze, il 12 novembre? – io e Papàrisparmio siamo andati a cena fuori. Abbiamo lasciato la piccola a Nonnarisparmio e siamo andati a mangiare la fiorentina, che mio marito adora, da buon sudamericano ama la carne!

Io invece la mangio di rado e solo alcuni tipi: filetto, tagliata, nodino di vitello e roast beef. Il resto potrebbe non esistere. Appena sa di animale o è un filo dura, lascio tutto lì. Proprio non mi va giù. E se non fosse per i salumi, di cui vado ghiotta per sapore e praticità, diventare vegetariana non sarebbe un grosso sacrificio.

Questo per dirvi che, da criticona, l’altra sera sono rimasta piacevolmente colpita. Siamo andati a mangiare la fiorentina con un coupon Poinx a soli 29 euro. Un po’ ero scettica perchè l’ultima volta (però con Groupon), quando il prezzo era così basso, ci eravamo trovati proprio male: servizio lento e disattento e carne davvero di pessima qualità (che secondo me non era nemmeno fiorentina!). Altra cosa qui, in questo ristorante milanese, il Jam Grill House, gestito da giovani ragazzi, gentili e che certo non ti facevano sentire di “serie B” solo perchè andavi con il coupon…

PRIMA...

PRIMA…

Per prenotare ho chiamato solo con una settimana di anticipo, il cibo era tutto di ottima qualità, bell’ambiente e prezzi molto convenienti! Guardate anche senza coupon. (però ovvio, se possiamo risparmiare ancora, noi mammerisparmio appreziamo ancora di più!) 😀

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Avessimo avuto voglia di un dessert – non compreso nell’offerta – avremo pagato nemmeno 5 euro. E vi assicuo che li valeva tutti.

...E DOPO!

…E DOPO!

Cosa comprendeva l’offerta? Un tagliere di salumi con dei panini speziati deliziosi, un flute di vino frizzante bianco gelato, l’acqua e 1,2 kg di fiorentina scaloppata con patate al forno e onion rings, coperto e caffè.

Tutto è arrivato velocemente e bello caldo. La fiorentina la potevi chiedere o già tagliata o da tagliare. La cottura è sempre media perchè come scritto qui, a noi milanesi effettivamente non piace troppo al sangue. Così infatti riportava il menù:

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Vi ricordate quando per mangiare una fiorentina, si dovevano spendere almeno 70 euro a coppia? Beh quei tempi sono finiti signori…alla fine qualcosa di buono questa crisi l’ha portato con sè! 🙂

Questo vuol dire poter uscire più spesso, cosa che ci ripromettiamo di fare io e Papàrisparmio non appena la piccola sarà più grande. Prima di acquistare sui siti di gruppo d’acquisto come Poinx,  io vi consiglio sempre  di andare a leggere le recensioni di quel ristorante (il Jam Grill House ha 206 voti “eccellenti” su tripadvisor per esempio) e di valutare anche la location. Di solito a una buona location corrisponde anche una cucina attenta e curata.

ALLA SCOPERTA DI CACHA PREGO

Spiaggia di cacha prego

Mezza giornata con Cesar ed ecco subito la prima sorpresa. Andiamo al mare, fino a qui nulla di strano. Mi preannuncia che gireremo spesso in questo periodo insieme a lui e che talvolta resteremo fuori a dormire. “Ottimo” ci diciamo io e il mio compagno di viaggio. “E’ vicino il mare?”. Risposta: “Molto”. Beh, solo per uscire da Santo Antonio ci impieghiamo venti minuti. Ogni cinquanta metri c’e’ un dosso. Una cosa assai rara da noi. Poi imbocchiamo una specie di strada provinciale. La fatica del viaggio si fa sentire e ci assopiamo. Dopo circa trenta minuti di viaggio ritorniamo in noi, ma siamo ancora in macchina. “Manca poco”, ci dice il nostro autista. In pratica abbiamo viaggiato un’ora e un quarto, ma una volta attraversato un lunghissimo ponte, siamo sull’isola di Itaparica.

Arrivati? No. Affrontiamo una strada modello groviera, piena di buchi da far invidia a quelli trovati in Amazzonia, solo che Cesar non possiede la macchina di Robert. Attraversiamo interamente l’isola per arrivare all’estremita’ meridionale dell’isola, chiamata Cacha-Prego. Finalmente imbocchiamo una viuzza che sfocia direttamente sul mare. Siamo arrivati! Cesar parcheggia davanti a una pousada (in italiano, hotel o pensione). A piedi ci dirigiamo verso la spiaggia. Ci si para davanti un panorama spettacolare. Centinaia di metri di spiaggia bianca vergine. Peccato non fosse pulitissima, visto le tante alghe, ma qui e’ bassa stagione, quindi sembra tutto un po’ abbandonato. Abbiamo ancora un’ora prima che il sole tramonti. Alle 17,30 inizia a scendere. In venti minuti e’ buio. Mi do da fare e cerco le conchiglie, mia grande passione, prima di dedicarmi agli scatti piu’ suggestivi. Visto il tempo che ci abbiamo impiegato, non credo che vedremo altre volte uno scenario simile.

Spiaggia di Cacha Prego

Spiaggia di Cacha Prego

L’acqua e’ davvero gradevole, mentre passeggio sulla battigia. Ho il costume, ma non faccio il bagno, perche’ penso che non durera’ molto la nostra presenza qui, visto il tempo che dovremo spendere per arrivare a Santo Antonio. Dopo poco, infatti, Cesar ci richiama all’ordine. Dimenticavo, e’ seguito dalla moglie Clotilde, grande feeling tra i due, e dalla secondogenita Mag, accompagnato dal fidanzato Wellington. I due ragazzi ci hanno raggiunto successivamente. Raccogliamo le nostre poche cose, nello zaino ho messo un costume di ricambio per l’evenienza e un asciugamano, e ci prepariamo al viaggio di ritorno.

Inizia il tramonto

Inizia il tramonto

Cesar, pero’, ci guarda stranito. “Stanotte stiamo qui!”. Qui dove? Nella pousada, che e’ chiusa al pubblico, ma aperta a lui. In pratica ci impadroniamo subito della bellissima struttura, travi a vista, mattoni a vista, piscina, palme, insomma…un paradiso. Mag e il suo fidanzato si buttano in piscina, c’e’ anche l’idromassaggio. Un posto davvero incantevole. E chi se lo aspettava!! Non abbiamo praticamente nulla per trascorrere la notte, ma ci adattiamo alla grande. Trascorriamo una bellisima serata a bordo vasca, poi stanchissimi, alle 22 andiamo a dormire.

Lo spettacolo del tramonto di Cacha Prego

Lo spettacolo del tramonto di Cacha Prego

Il giorno successivo ci godiamo il mare, che e’ tutto per me. Nessuno in spiaggia, il deserto piu’ assoluto. Si’, lo so, sto provocando molta invidia, ma e’ stata veramente una graditissima sorpresa. Dopo i primi metri, l’acqua diventa fredda, una fortissima corrente attanaglia le gambe. Mi tuffo, provo qualche bracciata, ma e’ come nuotare contro corrente. Onde evitare problemi, desisto dal tentativo di nuotare e ripiego per la piu’ tranquilla piscina. Mi chiedevo il perche’, ora l’ho capito. Mi mancava il bagno nell’oceano. Ora ho colmato anche questa lacuna. Cesar ci offre il pranzo in un ristorante di qui, e’ un po’ il boss della zona…diciamo cosi’, poi facciamo ritorno a casa. Certo, non e’ stata un’avventura come quelle raccontate e vissute in Amazzonia, pero’ non lamentiamoci dai…