LAVORO MINORILE, SE LA COLPA E’ UN PO’ ANCHE NOSTRA

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Cari amici, siamo a qui a parlare di pannolini, salviette, a chiederci se sono meglio profumate oppure no, a caccia del prezzo più conveniente. E’ utile e – diciamocelo – pure divertente!

Oggi però è giusto anche ricordare la GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO IL LAVORO MINORILE, per sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè si parli più di questo tema. Sono oltre 250 milioni nel mondo i bambini che lavorano. Che tristezza! Ma non voglio annoiarvi con numeri e percentuali che servono a ben poco.

Voglio invece raccontarvene una…io sono di Milano e purtroppo, sul fronte del lavoro minorile, la situazione qui in città sta precipitando. E pensare che fino a qualche anno fa era così raro trovarsi faccia a faccia con un musino intento a chiederti l’elemosina o a venderti una rosa. Lo sappiamo tutti, la maggior parte di loro sono stranieri, per lo più rom.

Gli hanno insegnato a suonare alla meglio il violino o la fisarmonica, li hanno addestrati e li hanno poi mandati così, allo sbaraglio, soli,  a 7…forse 8 anni, su una metropolitana a strimpellare in cambio di qualche moneta. Non è giusto. Fa male vederli così; sapere che se gli darai qualche spicciolo alimenterai quel vortice vizioso ma che se li lascerai a mani vuote, probabilmente, la sera, a casa, le prenderanno.

Io non prendo spesso i mezzi pubblici. Anzi. Però una delle ultime volte, io non sono stata zitta. NON MI SONO RISPARMIATA.  Non ce l’ho fatta e mentre il trio formato da un ragazzo, una donna e un bambino – tutti e tre rom – stava abbandonando il vagone, terminata la loro “esibizione” , sono sbottata.

 “I BAMBINI NON DEVONO LAVORARE”,

ho urlato. E tanto! Tant’è che tutti si sono girati. Anche quel piccolo. Povero cucciolo, pensava lo stessi chiamando; ha fatto come per venire da me, poi ha capito. Pensava in una moneta dell’ultimo secondo o forse ha pensato di non avermi vista mentre faceva la sua sfilata della vergogna con quel bicchiere di carta mezzo rotto. Io invece sì, io sì, lo avevo visto. E bene.

Sono stata vigliacca ad aspettare fossero lì sulla porta, prima di rivolgermi così contro quei due adulti? Forse sì. Ma l’importante è che mi abbiano sentito; l’importante è non essere stata zitta. Ma non è solo con loro che ce l’ho. Ce l’ho con tutte quelle persone che, una volta scesi “gli intrusi”, hanno continuato a fare finta di nulla. Facendomi sentire sola. Un “brava signora!” – oppure –  “Parole sante signora” sarebbero bastati. Invece silenzio totale.

Ma non per sentirmi brava io, sia chiaro!

Mi sarei convinta che certe cose non possono diventare la normalità.

E un bambino che lavora non sarà MAI la mia normalità


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2 thoughts on “LAVORO MINORILE, SE LA COLPA E’ UN PO’ ANCHE NOSTRA”

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